Orestiadi di Gibellina, in scena Antonio Latella e Davide Enia

Per l'edizione n. 44 del festival, venerdì 18 e sabato 19 due spettacoli intensi e legati a fatti di cronaca

di Redazione

 Davide Enia

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Fine settimana intenso per le Orestiadi di Gibellina, che stasera, venerdì 18 e domani, sabato 19 ospiteranno Antonio Latella con il suo “Wonder Woman” e Davide Enia con “Autoritratto”.

Per questa 44ma edizione, il direttore artistico Alfio Scuderi, ha voluto anche due spettacoli che si agganciano a fatti di cronaca e li raccontano attraverso lo sguardo e le parole di due autori intensi ed apprezzati come Antonio Latella e Davide Enia.

Antonio Latella, per la prima volta alle Orestiadi, venerdì 18 luglio al Baglio Di Stefano propone “ Wonder woman ”, un testo scritto con Federico Bellini, per raccontare la storia di una ragazza vittima di stupro che lotta per la verità, come la Wonder Woman dei fumetti si batte per la giustizia.

Lo spettacolo (Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Stabilemobile), prende spunto da un fatto di cronaca del 2015, accaduto ad Ancona, che racconta di una ragazza peruviana vittima di uno stupro di gruppo. Le giudici della Corte d’Appello chiamate a emettere una sentenza decisiro di assolvere gli imputati perché la ragazza risultava “troppo mascolina” per essere attraente e quindi vittima di violenza sessuale.

La Corte di cassazione ha ribaltato il giudizio condannando i ragazzi autori dello stupro, eppure rimane nella memoria il precedente indelebile di un giudizio emesso per ragioni che fanno riferimento all’estetica della vittima. Lo spettacolo si muove da questa vicenda affidando a quattro giovani donne il racconto, immaginato e teatralizzato, del caso giudiziario di una Wonder Woman contemporanea in lotta per ristabilire una verità che viene continuamente negata.

Ad anticipare lo spettacolo, alle 19.30 al Baglio di Stefano, presentazione del libro “Gibellina, Ideologia e Utopia” (Franco Angeli – 2025) di Giuseppe La Monica.

Come ogni anno, le Orestiadi, il 19 luglio a Gibellina, ricordano Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, attraverso il teatro. A 32 anni dalle stragi mafiose, Davide Enia racconta l’impatto di Cosa Nostra sulla nostra vita di persone, di cittadine e cittadini e traccia «un Autoritratto intimo e collettivo» di una comunità costretta a convivere con la continua epifania del male.

“Autoritratto” di e con Davide Enia, andrà in scena sabato 19 luglio (ore 21,00 – Baglio di Stefano), accompagnato dalle musiche composte ed eseguite da Giulio Barocchieri.

Autoritratto è una tragedia, un memoriale, un’orazione civile, una interrogazione linguistica, un processo di analisi personale e condiviso, e quindi al contemporaneo intimo e collettivo.
Intrecciando cunto e parole, corpo e dialetto, utilizzando gli strumenti che il vocabolario teatrale ha costruito nella sua Palermo, Autoritratto esplora il rapporto nevrotico con Cosa Nostra e il suo devastante impatto emotivo nella vita di ognuno.

“Io non ho nessun ricordo del 23 maggio 1992 – racconta Davide Enia -. Non ricordo dove fossi, con chi, quando e dove ho appreso la notizia della bomba in autostrada che ha ucciso il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e alcuni agenti della scorta. I miei parenti, i miei amici, i miei compagni, tutte le persone che conosco hanno un chiaro ricordo di quel giorno. Io ho un vuoto che non si riempie. Le mie difese emotive hanno operato una rimozione profonda tanto quanto dolorosa.

E aggiunge “Ma non è la rimozione uno degli effetti della nevrosi? In Sicilia praticamente tutti abbiamo avuto, almeno fino alle stragi, un rapporto di pura nevrosi con Cosa Nostra. È un discorso che ha a che fare con la coscienza collettiva, con la pratica del quotidiano, con strutture di pensiero millenarie Per diverse ragioni, da noi la mafia è minimizzata, sottostimata, banalizzata, rimozione o, al contrario, mitizzata”.

Lo spettacolo poi prenderà in esame un caso particolare, un vero e proprio spartiacque nella coscienza collettiva: il rapimento e l’omicidio di Giuseppe di Matteo, il bambino figlio di un collaboratore di giustizia, rapito, tenuto per 778 giorni in prigionia in condizioni spaventose e infine ucciso per strangolamento per poi venire sciolto nell’acido. “Una storia disumana che si configura come l’apparizione del male, il sacro nella sua declinazione di tenebra. Siamo in presenza dell’orrore, di una ferocia smisurata, di una linea di azioni così abiette da essere impossibile ogni aggettivazione. E su tutto vibra il sacrificio di una vittima innocente”.

In questo nuovo lavoro di Enia (co-produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Accademia Perduta Romagna Teatri, Spoleto Festival dei Due Mondi), lo spazio scenico non può che essere il teatro vuoto: via le quinte, via i fondali, via tutto. Resta la nudità di una struttura eletta come luogo della rappresentazione. Il teatro svuotato diventa così il correlativo oggettivo dell’inconscio, sia individuale che collettivo.

INFO E BIGLIETTI sul sito www.fondazioneorestiadi.it