Debutta al Teatro Biondo “C’era un piano” di Olivia Sellerio

Lo spettacolo, prodotto dallo stesso Stabile, racconta un pezzo si storia della città attraverso le vicissitudini di un fortunato pianoforte

di Valeria Lo Verde Morante

 

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Debutterà alle 21 di mercoledì 13 aprile nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo, “C’era un piano”, spettacolo originale che, tra narrazione, musica e immagini, racconta un capitolo di storia palermitana attraverso le vicende di un singolare pianoforte.

C'era-un-piano_Olivia-Sellerio---x-webNato da un’idea di Olivia Sellerio, che ne ha scritto i testi insieme a Nino Vetri, vedrà in scena anche Gigi Borruso, Simona Malato e i musicisti Roberto Gervasi (fisarmonica), Lino Costa (chitarra), Paolo Pellegrino (violoncello), Alessandro Venza (chitarra e percussioni). La regia dello spettacolo è dello stesso Borruso, mentre Ferrucci Bigi ha realizzato le scene, i costumi, le luci e il video.

Al centro della storia c’è un “piano” nella sua doppia accezione: un piano militare, quello delle forze di liberazione angloamericane, che prevedeva di colpire Palermo per sfinire la popolazione, già provata dalla lunga dittatura, scoraggiandola in vista dell’imminente sbarco. E c’è un altro piano, un vecchio pianoforte Blüthner, appartenuto a un’insegnante di musica, Maria Vullo, zia di Elvira Giorgianni Sellerio, prozia di Olivia, che da lei lo ha ereditato e ora lo porta in scena come sopravvissuto a un attacco che ha segnato profondamente la storia di questa città.

C'era-un-piano_Simona-Malato_2---x-webLa storia del pianoforte inizia negli anni ’30 del secolo scorso. Abitava in via Archimede fino al 9 maggio del 1943. Quel giorno i bombardamenti angloamericani squarciarono la città. La famiglia che lo possedeva, sfollata a Casteldaccia l’indomani dei bombardamenti del 22 marzo 1943, dopo il raid aereo tornò come ogni volta a verificare le condizioni della propria abitazione. Arrivati davanti al civico, i Vullo tirarono un sospiro di sollievo: la palazzina appariva integra. Varcato il portone, però, si vide che di intatto c’era solo la facciata. L’interno era sventrato, fatta eccezione per un lembo di casa: una stanza da letto e un pezzetto del salotto, una sorta di ballatoio rimasto miracolosamente in piedi. Il pianoforte era lì, perfettamente incolume. Fu portato a Casteldaccia sul carretto del pastificio dei Tomasello, amici di famiglia, insieme ai pochi mobili scampati al crollo, e sistemato nella stalla riadattata a soggiorno in un’ala minore della casa vinicola del Duca di Salaparuta; lì i Vullo e i Giorgianni erano sfollati e Maria Vullo impartiva lezioni a notabili, artigiani e contadini del paese.

Nei primi anni ’60 il pianoforte tornò a Palermo, nella nuova casa di via Pirandello, dove nei successivi venticinque venne suonato da generazioni di palermitani e dai tanti nipoti e pronipoti. E proprio li, in casa delle zie, all’indirizzo che per qualche tempo fu quello ufficiale della sua casa editrice, Elvira Sellerio riceveva la posta degli inizi, la smistava sulla scrivania di fronte al pianoforte mentre Olivia lo studiava al pomeriggio.

Ci piace pensare che quel pianoforte sia sopravvissuto per raccontarci oggi, insieme a fotografie d’epoca, alcune foto di Enzo Sellerio e a una rosa di canzoni memorabili interpretate da Olivia Sellerio, queste pagine della nostra storia, di una famiglia e una città in tempo di guerra.

Lo spettacolo replicherà al Teatro Biondo, che lo ha prodotto, fino a domenica 17 aprile.

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