All’Auditoriun della Rai le “Mattanze” di Mario Modestini

In scena un’opera musicale il cui filo rosso lega l’amore con la morte attraverso una delle più antiche rappresentazioni per la sopravvivenza

di Gilda Sciortino

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Raccontare e valorizzare la storia e la cultura della tradizione siciliana, grazie a un concerto nel quale versi e canti si uniscono in modo magistrale, richiamando la storia della nostra Isola. E’ quanto proporrà “Mattanze”, opera musicale del maestro Mario Modestini, in scena alle 18 di domenica 28 febbraio all’Auditorium Rai di viale Strasburgo 19, a Palermo.

«Quale migliore accostamento capace di coniugare l’amore con la morte? – si chiede lo stesso autore -. L’amore nel suo dato istintuale (il dolce odore d’inguine, la morte come fatto sacrificale), morte ritualizzata e fonte di ricchezza. I tonni migrano nel tempo della riproduzione, è l’inizio della primavera; per gli uomini è tempo di bottini, per essi di morte. Nelle culture che chiamiamo arcaiche, i racconti ci narrano della superiorità morale degli animali sugli uomini. Ci dicono che l’animale ha un giudizio esatto delle cose e una grande felicità».

Gli uomini delle culture totemiche consideravano gli animali come esseri mistici, incarnazioni di antenati o di dei protettori.

La mattanza è forse una delle più antiche rappresentazioni della lotta per la sopravvivenza. Nel nostro caso, il melos della sequenza narrativa che trama “scalmi e leggende”, è pensato come arresto compositivo che, con dolore, cerca di assolvere crudeltà per bisogni e necessità di ataviche usanze.

«Un’antica teoria indiana identificava certi animali con determinati suoni musicali, in un complesso sistema di cui si è persa ogni traccia. Ancora oggi in Provenza – aggiunge il maestro Modestini – per chiamare le api si suona il gong e, imitandone il ritmo, si può dominarle. La mattanza è forse una delle più antiche rappresentazioni della lotta per la sopravvivenza. Nel nostro caso, il melos della sequenza narrativa che trama “scalmi e leggende”, è pensato come arresto compositivo che, con dolore, cerca di assolvere crudeltà per bisogni e necessità di ataviche usanze».

Già rappresentata al Teatro Politeama con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’opera – prodotta dalla Panastudio production di Francesco Panasci – sarà esposta in forma “cameristica” con un ensemble di cinque elementi: Egle Mazzamuto (canto), Maurizio Maiorana (canto, clarino e flauto), Tobia Vaccaro (chitarra), Wanda Modestini (cello) e Guido Iraci (contrabbasso).

A introdurre lo spettacolo sarà il direttore di Rai Sicilia, Salvatore Cusimano, mentre a presentarlo sarà il giornalista e scrittore Alberto Samonà. Ingresso libero fino a esaurimento posti.